Giorgio Gori
Ho trovato un momento di pausa e vorrei
dedicarlo a chi sta in carcere. Ai detenuti e chi lavora per la loro
sorveglianza. C’è in generale il rischio di dimenticarcene e a
maggior ragione in questi giorni difficili in cui, paradossalmente,
ognuno di noi sperimenta cosa possa voler dire – con tutte le
differenze del caso – trovarsi reclusi.
Noi stiamo chiusi nelle nostre case e
usciamo solo per necessità. Ai detenuti, a causa dell’epidemia,
sono state sospese le visite. E’ stato deciso a loro tutela – è
facile immaginare le conseguenze se il virus dovesse penetrare dentro
le mura di un carcere – ma molti hanno reagito male. Molti di loro
hanno mogli o mariti e figli a casa e sono preoccupati, come tutti.
Nelle carceri di diverse città hanno reagito molto male, ci sono
state violenze e purtroppo diversi morti. Non a Bergamo, per fortuna,
dove i detenuti hanno scelto la via del dialogo con le autorità di
sorveglianza. E anche per questo – per esprimere loro
l’apprezzamento per questa scelta di contotta pacifica e
costruttiva – mi sono reso disponibile ad incontrarli.
Mi hanno accolto in una saletta, alla
presenza della Direttrice della Casa Circondariale e del personale di
sorveglianza: una quindicina di detenuti in rappresentanza delle
diverse sezioni. Mi hanno letto e consegnato due documenti, uno
indirizzato alle istituzioni politiche e in primo luogo al Ministro
della Giustizia Bonafede, l’altro – contenente alcune istanze più
puntuali – al Presidente del Tribunale di Sorveglianza. Ne hanno
spiegato il contenuto, mostrando di capire bene l’emergenza a cui
tutti stiamo facendo fronte e le ragioni delle retrizioni a cui sono
stati sottoposti. Ma mi hanno chiesto attenzione, e riconoscimento
del loro essere cittadini come gli altri, con la loro umanità e il
loro diritto alla salute.
Chiedono che il Tribunale di
Sorveglianza applichi le disposizioni – vigenti – che ad alcuni
di loro consentirebbero di tornare a casa, o di scontare la pena ai
domiciliari. Non mi addentro in questo campo, che non mi compete. Ma
voglio ringraziarli per la cortesia con cui mi hanno accolto e per il
senso di responsabilità testimoniato dai loro comportamenti e dalle
loro parole.
Nelle prossime ore faremo recapitare
alla Casa Circondariale di via Gleno otto computer, regalati dal
nostro fornitore GLOBO, con i quali sarà possibile realizzare dei
“colloqui telematici” tra i detenuti e i loro familiari, sperando
che questo brutto momento finisca presto.
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