Fabrizio Rondolino
L'Unità 16 luglio 2016
Oggi l’ex segretario della Cgil
annuncia sul Fatto di aver abbandonato anche la nuova sigla della
sinistra radicale, e adesso?
Forse non lo sapevate, ma Sergio
Cofferati ha di nuovo cambiato partito. Dopo aver lasciato il Pd
perché non era riuscito a vincere le primarie in Liguria, dopo aver
flirtato con Possibile (il gruppo underground di Pippo Civati), dopo
aver co-fondato qualche mese fa Sinistra italiana, oggi l’ex
segretario della Cgil annuncia di aver abbandonato anche la nuova
sigla della sinistra radicale. Il ferale annuncio è contenuto in
un’intervista al Fatto che è già entrata nella storia gloriosa e
complessa del movimento operaio italiano.
Non è chiaro se Cofferati abbia
lasciato il partitino di Fratoianni e Fassina perché, come sostiene,
“erano stati assunti impegni che poi sono stati disattesi” (quali
impegni? chi li ha disattesi?), oppure, più banalmente, perché non
è riuscito a diventarne il leader. E quando si ha una certa età,
capite bene che non si può sempre ricominciare da zero.
Le speranze e le ambizioni deluse di
Cofferati non gli impediscono tuttavia di continuare a recitare la
favoletta stucchevole sulla sinistra che c’è, non c’è, è in
crisi ma ha ragione, combatte ma perde, perde ma ha ragione… “Se
la sinistra non è riuscita a raccogliere 500mila firme [per il
referendum costituzionale, ndr], vuole dire che non ha un’identità
con cui proporsi alla gente”, sentenzia severo il leader mancato.
“Il problema – aggiunge con la consumata saggezza di chi la sa
lunga – è chiarire cosa sei e cosa vuoi”.
E Cofferati cos’è, cosa vuole? Boh.
“C’è un grande spazio libero in quell’area”, insiste il
nostro topografo indicando la sinistra a sinistra del Pd – anzi,
l’unica sinistra possibile, perché “non si può stare a sinistra
se si vota Sì”, mentre invece se si vota No si è sicuramente di
sinistra: i dubbiosi possono chiedere conferma a Brunetta o a
Salvini.
Certo, concede preoccupato l’aspirante
Corbyn, “quell’area” è insidiata dai grillini, ma la soluzione
è semplice: sarà sufficiente “costruire un partito con idee
chiare”. D’accordo, questa l’hai già detta. Quali idee? Boh.
Però, aggiunge il mancato Sanders, “poi bisognerà trovare dei
leader”. Ora sì che si capisce: prima le idee chiare, poi i
leader. Perfetto.
E nel frattempo? “Continuerò il
lavoro nel Parlamento europeo”, annuncia solenne Cofferati. Quale
lavoro, per conto di chi? Boh.
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