«Jean- Claude l’equilibrista» si è esibito a Strasburgo.
All’Europarlamento, il presidente della Commissione europea ha narrato
nel suo discorso sullo Stato dell’Unione. Uno stato molto gramo, quello
di una Europa segnata dall’avanzata prepotente dei populismi, da muri,
frontiere blindate, mancata crescita, politica estera e di difesa comune
inesistente. Una Europa siffatta ha bisogno di una scossa immediata, di
scelte impegnative, di fatti concreti. Di tutto, meno che di furbate
dialettiche, di equilibrismi lessicali fatti per provare ad accontentare
tutti, di una stantia retorica dei sentimenti. Un esempio? Eccolo.
Recita Juncker: «Il Patto di stabilità non deve diventare un Patto di
flessibilità, ma serve una flessibilità intelligente per non ostacolare
la crescita…». Tre righe buone per essere interpretate in un modo dai
“rigoristi”del Nord, e in un senso opposto dai “flessibilisti”del Sud.
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