L'Unità 12 febbraio 2016
Il capo dei vescovi italiani ieri aveva
sostenuto l’opportunità del voto segreto sul ddl Cirinnà
“Ci auguriamo tutti che il dibattito
in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente
democratico, che tutti possano esprimersi e vedere considerate le
loro obiezioni e che la libertà di coscienza di ciascuno su temi
così delicati e fondamentali per la vita della società e delle
persone sia non solo rispettata ma anche promossa con una votazione a
scrutinio segreto“. Lo ha detto il presidente della Cei e
arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, commentando l’iter
parlamentare del ddl Cirinnà sulle unioni civili.
“Lo decide il Parlamento, non la Cei”
è la risposta del premier Matteo Renzi, a Radio Anch’io.
“A me personalmente piacerebbe, in generale, che ogni
parlamentare rispondesse del proprio voto – ha aggiunto Renzi -.
Dopodiché sul voto segreto o no decide il Parlamento e non la Cei,
con tutto il rispetto per il cardinal Bagnasco”.
“E’ una legge sacrosanta e
finalmente ci siamo – ha detto parlando ancora del ddl Cirinnà -.
Che paura possono fare due persone che si amano? Perché lo Stato
deve impedire loro di avere dei diritti? Trovo che il Paese e il
Parlamento su questo siano nettamente a favore” ha dichiarato
ancora il premier che parlando della stepchild adoption ha aggiunto:
“Esiste già in forme stabilite per via giudiziaria per 5-600
bambini in Italia. E’ un punto delicato, aperto. E’ fondamentale
che ci sia una discussione seria, bisogna smettere di utilizzare
questo tema come specchietto per le allodole in campagna elettorale”.
Alle parole di Bagnasco ha replicato
stamattina anche l’unico soggetto titolato a decidere sulla
concessione o meno del voto segreto, ossia il presidente del Senato.
“Mi pare che si possa dire che io rispetto tutte le opinioni nel
merito – ha detto Pietro Grasso – ed è giusto che ognuno
le possa esprimere; c’è la libertà di espressione. Però sulle
procedure penso che ci sia la prerogativa delle istituzioni
repubblicane di decidere“.
Già ieri la vicepresidente Valeria
Fedeli si era detta “stupita” della presa di posizione del
presidente della Cei: “Il dibattito e la modalità del
dibattito in Senato – ha ricordato – sono decisi dal presidente
del Senato e dal regolamento”.
E’ intervenuto sull’argomento
anche il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Luciano
Pizzetti: “Le esortazioni sono giuste e condivisibili – ha
dichiarato – ma come regolare il dibattito del Senato lo
decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei”.
Dello stesso avviso anche Ivan
Scalfarotto. “Nessuno deve tirare per la giacchetta il presidente
Grasso” – avverte il sottosegretario alla riforme
Costituzionali – “Sarebbe bene che tutti rispettassero le
prerogative del Presidente del Senato in maniera assoluta”.
Ad approfittare dell’assist di
Bagnasco, c’è invece l’altro vicepresidente del Senato, Roberto
Calderoli, che addirittura lo invita a scrivere una lettera a Grasso.
“Mi auguro che il presidente del Senato rifletta bene sulle
parole del cardinale Bagnasco e, se ciò non bastasse, – si augura
il senatore leghista – spero che sia lo stesso Bagnasco a scrivere
una lettera al presidente Grasso sui voti segreti”
L’intervento a sorpresa del
presidente della Cei arriva in un clima di forte tensione sia in
Parlamento, che all’interno dello stesso Pd. Ieri, durante
l’assemblea dei senatori democratici, l’area cattolica ha
suscitato un malumore evidente tra i colleghi. Un segnale di
nervosismo che potrebbe incendiare i rapporti alla più minima
sollecitazione, anche tenendo conto delle difficoltà che l’iter
della legge sta incontrando, per l’ostruzionismo della Lega.
Su Twitter, invece, lo scambio di
battute tra il senatore di Ap Roberto Formigoni e la senatrice
dem Monica Cirinnà, la quale chiede il rispetto dell’articolo 1
del Concordato che recita: “La Repubblica italiana e la Santa Sede
riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel
proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno
rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca
collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del
Paese”.
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