Gideon
Rachman
Il Sole 24 ore 13 gennaio 2016
Nel 18° e 19° secolo l'Europa ha
popolato il mondo. Oggi il mondo sta popolando l'Europa. Al di là
delle tensioni scatenate dall'arrivo nel 2015 in Germania di oltre un
milione di rifugiati, si impone la realtà delle grandi tendenze
demografiche. L'attuale crisi migratoria è alimentata dalle guerre
nel Medio Oriente, ma altre dinamiche ancor più rilevanti fanno sì
che l'immigrazione verso l'Europa continuerà a rappresentare una
questione controversa ben oltre la fine della guerra in Siria.
L'Europa è un continente ricco che sta
invecchiando e la cui popolazione è stagnante. Al contrario,
l'Africa, il Medio Oriente e l'Asia del Sud, aree più giovani e
povere, crescono velocemente. Al culmine dell'età imperiale, nel
1900, i Paesi europei vantavano il 25% della popolazione mondiale.
Oggi, gli europei sono circa 500 milioni e rappresentano attorno al
7% degli abitanti del pianeta. In Africa, al contrario, ci sono ora
più di un miliardo di persone e, secondo l'Onu, diventeranno 2,5
miliardi nel 2050. La popolazione dell'Egitto è raddoppiata dal
1975, raggiungendo gli oltre 80 milioni di oggi. La Nigeria aveva 50
milioni di abitanti nel 1960, che ora sono cresciuti a 180 milioni e
nel 2050 saranno oltre 400.
Le migrazioni in Europa di africani,
arabi e asiatici segnano il capovolgimento di una tendenza storica.
Nell'era coloniale, l'Europa praticò una sorta di imperialismo
demografico, con le sue popolazioni bianche che emigravano ai quattro
angoli del mondo. Nel Nord America e in Australia gli indigeni furono
sottomessi, spesso uccisi, e interi continenti furono trasformati in
propaggini dell'Europa. I Paesi europei, inoltre, crearono colonie
ovunque e vi insediarono i propri emigranti, mentre allo stesso tempo
diversi milioni di persone furono costretti a emigrare con la forza,
come schiavi, dall'Africa verso il Nuovo Mondo.
Quando gli europei popolavano il mondo,
spesso lo facevano attraverso una “migrazione a catena”.
Dapprima, il membro di una famiglia si insediava in un nuovo Paese
come l'Argentina o gli Usa; poi, notizie e denaro arrivavano a casa
e, infine, non molto tempo dopo, altri emigranti seguivano le orme
dei primi. Ora, la catena si muove nella direzione opposta: dalla
Siria alla Germania, dal Marocco ai Paesi Bassi, dal Pakistan alla
Gran Bretagna. Tuttavia, di questi tempi non è più questione di una
lettera giunta a casa e seguita da un lungo viaggio per mare.
Nell'era di Facebook e degli smartphone, l'Europa appare vicina anche
se vi trovate a Karachi o a Lagos.
Negli ultimi quarant'anni, Paesi come
il Regno Unito, la Francia e l'Olanda sono diventati molto più
multirazziali. E i Governi che si impegnano a imporre un giro di vite
all'immigrazione, come l'attuale esecutivo inglese, si sono accorti
che è poi molto difficile mantenere le promesse.
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