Fabrizio Rondolino
L'Unità 18 gennaio 2016
Il Fatto raccoglie l’accorato
racconto di Pingitore
Il regime renziano serra le fila,
intensifica e moltiplica i controlli, sigilla ogni residuo spazio
di libertà: e a farne le spese, questa volta, è Pier Francesco
Pingitore con il suo Bagaglino. Il Solgenitsyn del Salone
Margherita oggi si sfoga con il Fatto, rivelando una lunga e
incredibile sequela di persecuzioni, censure, intimidazioni.
“Pochi giorni fa – racconta –
sono stato invitato ad una trasmissione serale, e i responsabili
si sono dilungati in raccomandazioni per non parlare di
politica”. Quale trasmissione, quali responsabili? Pingitore,
forse nel timore di ritorsioni, non fa nomi (e l’intervistatore,
forse nel timore di una deportazione, si guarda bene dal
chiederli).
Il clima di terrore è palpabile. “Non
è stato l’unico episodio”, aggiunge tremante il nostro Mandela:
“Quando ho chiesto ospitalità in qualche trasmissione per lanciare
lo spettacolo – rivela con un sussurro – mi hanno sempre
opposto le motivazioni più diverse, alcune plausibili, altre
comiche”. Quali trasmissioni, quali motivazioni? Pingitore non se
le sente di andare oltre, teme ritorsioni sulla famiglia, si
guarda intorno circospetto mentre l’intervistatore,
letteralmente terrorizzato, vira sugli “italiani voltagabbana”,
un evergreen del qualunquismo che anche la peggior polizia
segreta può tollerare.
Lo spettacolo della Aung San Suu Kyi
de’ noantri s’intitola coraggiosamente “50 sfumature di Renzi”,
e la foto promozionale pubblicata dal Fatto offre l’abituale
rassegna di tronisti e ragazze scosciate.
Finora i carabinieri non sono
intervenuti, e le repliche continuano. Ma confidiamo nelle
squadre speciali di Marco Carrai.
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