Fabrizio Rondolino
L'Unità 22 gennaio 2016
Barbacetto riduce le primarie milanesi
a un referendum pro o contro Renzi per interposta persona
Che vergogna! I candidati alle primarie
milanesi del Pd, scrive giustamente sdegnato Gianni Barbacetto sul
Fatto di oggi, “si stringono la mano”, addirittura “si fanno
foto insieme” e, udite udite!, “corrono tutti per l’obiettivo
comune”. Che orribile spettacolo. E, come se non bastasse, anziché
prendersi a schiaffi, ricoprirsi d’insulti e farsi l’un l’altro
la linguaccia, si permettono persino di “parlare di periferie,
navigli scoperchiati, posti di lavoro, salario sociale, aria pulita,
cultura, musica, sport”. Soltanto un deficiente, o un criminale,
affronta temi del genere quando si candida a sindaco di una grande
città. E Barbacetto, implacabile, denuncia con sdegno la vergognosa
deriva.
“Nessuno ha il coraggio di dire che
la contesa vera è un’altra”: nessuno, tranne il prode
Barbacetto, che non si fa certo imbrogliare come un elettore
qualsiasi. La “contesa vera”, rivela il più acuto dei
demistificatori oggi su piazza, è “tra chi vuole la continuazione
del ‘Modello Milano’ (sinistra unita con i movimenti civici e i
senzapartito)” e chi invece “vuole riconsegnare la città a
Matteo Renzi”, il quale evidentemente deve essersela persa a poker
con Verdini.
Il coraggioso Barbacetto, al quale
delle periferie, del lavoro, dell’aria pulita e della cultura
giustamente non importa un fico secco (non come quei grulli dei
milanesi, che pensano, poveretti, di dover votare per la buona
amministrazione della loro città), ha individuato in Giuseppe Sala
il nemico pubblico numero uno e non esita a denunciarne le malefatte:
per dire, ha fatto ristrutturare la sua casa al mare da un architetto
che ha lavorato per Expo. Gratis? Macché, l’ha persino pagato:
70.000 euro più Iva. Un autentico delinquente, non c’è altro da
dire.
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