28 Dicembre 2017
Redazione Il Foglio
In
mattinata, qualche ora prima di iniziare la sua conferenza stampa di
fine anno, Paolo Gentiloni aveva incassato l'ennesimo attestato di
stima di Silvio Berlusconi. “È una persona gentile e moderata -
aveva detto il leader di Forza Italia ospite di Coffee Break su La7 -
credo che saprà gestire questo periodo con avvedutezza”. Parole
che sintetizzano perfettamente, più di tante analisi politiche, il
percorso del presidente del Consiglio. Arrivato quasi per caso a
Palazzo Chigi nel dicembre dello scorso anno, oggi Gentiloni
rappresenta in maniera inequivocabile un'Italia che ha rialzato la
testa e che può, con orgoglio, rivendicare i risultati ottenuti. Non
a caso “orgoglio” è una delle parole che il presidente ripete
più spesso durante la sua lunga conferenza stampa di fine anno.
Un'occasione per fare il punto sull'anno appena trascorso ma anche su
una legislatura che è ormai arrivata ai titoli di coda. Forse già
oggi, infatti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
scioglierà le camere. La campagna elettorale entra nel vivo e, anche
se Gentiloni resterà a Palazzo Chigi fino all'insediamento del nuovo
esecutivo, da qui in avanti difficilmente si parlerà d'altro che
delle dichiarazioni e delle promesse di Renzi, Berlusconi, Di Maio
ecc.
Il
presidente del Consiglio però, assicura che “il governo
non tirerà i remi in barca, nei limiti della Costituzione e della
prassi il governo governerà”. Dopotutto è quello che ha fatto in
questi mesi. “Quest'anno - esordisce - oltre ad essere una
conferenza stampa di fine anno, questo appuntamento ha anche un
significato particolare. L'obiettivo del mio governo di arrivare alla
conclusione ordinata della legislatura è stato raggiunto. A qualcuno
può sembrare una mania, una formula, ma c'è di mezzo la
Costituzione e c'è di mezzo l'importanza di evitare interruzioni
brusche della legislatura in un momento molto delicato in cui
l'economia italiana e in generale la nostra società stava leccandosi
le ferite. Pensate quanto sarebbe stato grave e devastante avere
un'interruzione drammatica della legislatura in un momento in cui
l'Italia stava riprendendo fiato e, in alcune aree, si stava
rimettendo a correre”.
“Il
mio governo è nato in circostanze molto difficili - prosegue
Gentiloni - la sconfitta nel referendum costituzionale, le dimissioni
di Renzi, le divisioni nella maggioranza. Ma detto questo, non
abbiamo tirato a campare, il mio governo ha fatto pochi annunci ma
non ha preso poche decisioni”. Il premier coglie
l'occasione per elencarle. Anche se prima si rivolge direttamente ai
cittadini: “La legislatura è stata travagliata ma allo stesso
tempo, a mio avviso, è stata una legislatura fruttuosa. L'Italia si
è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopoguerra. Il merito
principale di questo è delle famiglie italiane, delle imprese, del
lavoro, di chi studia e di chi si prende cura delle persone”.
“La
politica - ha aggiunto - deve avere un certo ritegno nel considerare
questa ripresa frutto di questa o di quella iniziativa. L'Italia si è
rimessa in piedi grazie soprattutto all'impegno degli italiani. Non
dilapidare questi sforzi è il primo impegno che i governi che
verranno dovranno assumersi”.
I numeri
Perché le sue parole non restino semplicemente uno slogan Gentiloni
elenca i risultati ottenuti. “Siamo fra i quattro e i cinque
giganti mondiali dell'export”. “Il rapporto deficit/pil era al 3
per cento nel 2013, nel 2018 sarà all'1,6 per cento. Praticamente
dimezzato”. “Durante la legislatura abbiamo creato un milione di
posti di lavoro in più, ma c'è poco da rallegrarsi e tanto da
insistere”. “La crescita ha preso un buon ritmo, oggi è al
doppio delle previsioni di un anno fa. Il famoso fanalino di coda
dell'Europa non siamo più noi”. “La nuova legge di Bilancio
accompagnerà la crescita rispettando le regole e non aumentando le
tasse”. “Abbiamo diminuito di oltre un terzo gli arrivi di
migranti, il 70 per cento da luglio ad oggi con una diminuzione
drastica dei morti in mare. I rimpatri sono passati da 1.200 a più
di 20 mila e qualche giorno fa è stato attivato il primo corridoio
umanitario dalla Libia”. “Abbiamo introdotto il reddito di
inclusione, un provvedimento concreto per le famiglie in condizioni
di povertà”. “Rivendico l'impegno per l'assunzione dei giovani,
soprattutto nel Sud, l'attività di rammendo delle periferie,
l'obbligatorietà dei vaccini”.
I
rimpianti Gentiloni non nasconde comunque un certo rammarico per ciò
che il suo governo non è riuscito a fare. Su tutto la legge sullo
Ius soli. “Il capitolo dei diritti purtroppo è incompiuto -
sottolinea - ma è un capitolo storico, l'anno scorso le unioni
civili, quest'anno il reato di tortura, le norme contro il
femminicidio e il biotestamento”. E sullo Ius soli precisa: “Il
modo migliore per archiviare lo Ius soli per molti anni sarebbe stato
far bocciare la legge. Non siamo riusciti ad approvarla. Capisco le
polemiche, apprezzo Manconi, ma sia chiaro: anche se tutti gli
assenti del Pd e di Liberi e uguali fossero stati presenti non ci
sarebbe stato comunque il numero legale”.
Richiamo
ai giornalisti Trattandosi di una conferenza organizzata dal
Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione
con l'Associazione della Stampa Parlamentare, Gentiloni coglie
l'occasione per un “misurato richiamo” alla platea che lo ascolta
(e non solo). Lo fa parlando del terremoto: “Mettiamo in luce i
segnali di ripresa di vita nei territori colpiti dal terremoto. Non è
solo un dovere di governo. Penso che dare speranza e mettere in
evidenza i segnali di ripresa in queste zone sia dovere dell'intera
comunità nazionale”.
Il Pd e
la campagna elettorale Dopo aver garantito che il suo governo “non
tirerà i remi in barca”, Gentiloni assicura anche che darà il suo
“contributo alla campagna elettorale del Pd. Le forme e il modo le
discuteremo insieme alla comunità di cui faccio parte. Il contributo
ci sarà e non dovrà essere messo in stridente contraddizione con il
ruolo di governo”. E a chi gli chiede se il calo di consensi mostri
l'incapacità di chi gestisce il partito, risponde: “Io penso che
il Pd abbia subito una scissione e mi auguro che le conseguenze non
siano rilevanti. Penso che il Pd in questo contesto abbia tutto
l'interesse ad apparire quello che è: una forza tranquilla di
governo, questo e' il messaggio che il Pd a mio avviso deve
trasmettere e trasmettendolo recupererà consensi perché la storia
delle divisioni nella sinistra italiana ha due letture: i danni che
provocano alle grandi forze storiche e che non sempre promuovere
divisioni porta successo. Penso che dobbiamo avere molto a cuore la
sinistra di governo”.
Un
sinistra di governo, ed è questo il passaggio in cui Gentiloni rende
“omaggio” a chi lo ha preceduto, ben rappresentata sia dai
ministri “di grande qualità” con cui ha lavorato ma anche da
Enrico Letta e Matteo Renzi: “In Italia c'è una sinistra di
governo, da Letta a Renzi al governo che io ho presieduto”. A
questo punto, quindi, non resta che sperare che “il Pd abbia un
buon risultato alle urne e che questo faciliti la costruzione di un
governo”.
Quanto
poi alla prossima campagna elettorale Gentiloni sa bene qual è il
vero pericolo: “Il rischio è una campagna elettorale con
diffusione di paure e dilettantismo. Questo è un rischio. Mano ci
sarà, meglio sarà. Più faremo una campagna elettorale lontana
dalla diffusione di paure e illusioni e meglio sarà per il paese”.
Ilva,
Alitalia, terrorismo e banche Nella conferenza stampa non potevano
ovviamente mancare riferimenti ad alcune vicende di attualità. Su
Ilva il premier rinnova l'appello a Michele Emiliano e al sindaco di
Taranto affinché ritirino i ricorsi che stanno bloccando la vendita
dello stabilimento (“dobbiamo evitare che la situazione arrivi a un
punto di crisi gravissima in termini occupazionali e ambientali”).
Su Alitalia l'augurio e che si possa arrivare “rapidamente” a una
soluzione positiva: “Mi auguro che le offerte che sono sul tavolo
possano essere anche migliorate e che ci sia, da parte di dipendenti,
lavoratori, viaggiatori e utenti un gran senso di responsabilità”.
E sul terrorismo Gentiloni ribadisce che “non siamo al riparo dalle
minacce”, sulle banche il premier è chiarissimo: “Il
sistema bancario ha risolto crisi rilevanti. Sulla sottosegretaria
Boschi ho detto quello che penso e non ritengo utilissimo ripeterlo.
Sulla commissione banche mi sono espresso: se il Parlamento decide di
fare una commissione di indagine il governo non può fare altro che
rispettare questa decisione. Dopo di che ho accolto con un certo
sollievo che le audizioni della commissione siano finite perché non
credo siano state utilissime”.
I
prossimi passi Ora tutto è nelle mani del presidente della
Repubblica Sergio Mattarella. Subito dopo la conferenza stampa il il
premier Gentiloni ha incontrato il Capo dello Stato. Quindi al
Quirinale sono arrivati i presidenti di Camera e Senato. In serata,
al massimo domani, dovrebbe arrivare il decreto di scioglimento delle
Camere. Le elezioni dovrebbero tenersi il 4 marzo.
Nessun commento:
Posta un commento