Fabrizio Rondolino
L'Unità 31 ottobre 2016
Ce l’hanno con “l’arroganza”
del premier: ma intendono dire “decisione”
In una lunga, articolata e assai
interessante intervista a Libero, Lamberto Dini formula con
particolare efficacia l’argomento decisivo del vero Noista: “Ha
presente cos’ha detto la figlia di Celentano? ‘Non capisco molto,
ma voto no perché non mi fido di Renzi’: quello dovrebbe essere lo
slogan del No”.
E in effetti è proprio così: a parte
qualche inguaribile difensore del bicameralismo perfetto e un paio di
consiglieri del Cnel che giustamente non ne vogliono l’abolizione,
è difficile trovare qualcuno capace di opporsi alla riforma nel
merito.
Tutt’al più, si invoca il “combinato
disposto” con la legge elettorale, o si allude ad una non meglio
precisata (e in effetti imprecisabile) “deriva autoritaria”
adombrata dalla riforma Boschi. Nel merito, nulla: perché difendere
il bicameralismo perfetto e il Cnel richiederebbe effettivamente una
dose di coraggio che neppure i Noisti più sfegatati riescono a
trovare.
Torniamo a leggere Dini. Osserva Pietro
Senaldi, l’intervistatore: “Lei però, a differenza della figlia
di Celentano, la riforma la capisce, quindi il suo No è tenuto a
motivarlo”.
Senza ombra di ironia, l’ex
presidente del Consiglio spiega: “Il Senato, anziché abolito,
viene umiliato. E il Senato è la nostra storia, l’abbiamo da 2000
anni”. Come se l’antico Senato romano, a parte il nome, avesse
qualcosa in comune con l’assemblea di Palazzo Madama. Come se
l’Impero non fosse mai tramontato sui colli fatali di Roma. Come se
discutessimo di beni culturali da tutelare anziché di corretto
funzionamento delle istituzioni.
E così non resta che Renzi:
l’antipatia di Renzi, l’arroganza di Renzi, l’inaffidabilità
di Renzi, la cialtroneria di Renzi, l’improvvisazione di Renzi, la
maleducazione di Renzi…
Non scherziamo: non si fa un
referendum, né tantomeno una linea politica, sull’antipatia o la
simpatia di un leader, sul suo carattere, sui sui difetti o sulle sue
virtù. La verità è che nella critica – spesso francamente sopra
le righe – al “carattere” di Renzi si nasconde una questione
politica cruciale.
Non può essere un caso se la gran
parte dei richiami alla maleducazione del premier – chiamiamoli
così – viene da politici che in passato hanno svolto un ruolo
importante nella vita democratica e civile del Paese, e che oggi, per
un motivo o per l’altro, contano molto di meno o non contano
affatto.
Sono loro – da D’Alema a De Mita,
da Monti a Dini – a ripetere costantemente, ossessivamente,
compulsivamente che Renzi è arrogante e inaffidabile.
Ma l’arroganza non è una categoria
politica: a meno che per ‘arrogante’ non si intenda chi non
ricerca a tutti costi l’unanimità, che quasi sempre si traduce in
paralisi, ma sa invece decidere senza prima chiedere il permesso a
tutti quelli che l’hanno preceduto.
E’ questa l’‘arroganza’ che una
classe dirigente fallimentare rimprovera a Renzi: la decisione.
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