Mario Lavia
L'Unità gennaio 2017
“L’incostituzionalità del
ballottaggio è l’effetto della bocciatura del referendum”
La sentenza della Consulta è
“ovviamente applicabile: adesso si può andare a votare. Il
problema giuridico non c’è, è solo una scelta politica”: così
dice Stefano Ceccanti, costituzionalista, ex senatore del Pd.
Non mi pare sorpreso dalla sentenza,
professore…
E’ stata dichiarata
l’incostituzionalità del ballottaggio, ma questo è un effetto
logico della bocciatura della riforma costituzionale al referendum
del 4 dicembre. Essendo stato mantenuto il Senato avremmo avuto una
camera eletto in un turno e l’altra in due: direi che quella
sconfitta ha portato dietro di sé la sentenza della Corte di oggi.
Politicamente, chi “aiuta” questa
sentenza?
Ora deve decidere il Parlamento cosa
vuole fare. La palla è ai partiti. Volendo, adesso si può andare a
votare: ma se invece i partiti raggiungessero un’intesa più
avanzata si potrebbe fare una nuova legge comunque in tempo rapidi.
Ripeto, è tutta questione di volontà politica, non di questioni
giuridiche. Si può riprendere benissimo il Mattarellum, alla luce di
questa sentenza. O se altri hanno altre proposte le facciano.
Ma non bisogna armonizzare le normative
per entrambe le Camere?
La Corte non indica obblighi giuridici,
ma esercita una persuasione di carattere politico.
Però c’è la questione del premio.
Guardi, se ci fosse una forza politica
in grado di superare il 40% alla Camera – e questo è assolutamente
possibile perché scatterà il meccanismo del “voto utile” –
allora ci sarebbe un trascinamento anche al Senato. I sistemi di
Camera e Senato non sono così divaricanti come sembra a prima vista.
Un’ultima questione, quella dei
capilista. Cosa significa il sorteggio per le pluricandidature dei
capilista?
La Corte ha ribadito al legittimità
dei capilista bloccati. E dice che non saranno i capilista a
scegliere questo o quel collegio, ma un sorteggio. Perché? Per
evitare che sia il capolista a decidere quale “numero due”
entrerà in Parlamento.
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