Mario Lavia
L'Unità 24 agosto 2016
Tante volte un terremoto ha portato con
sé polemiche furibonde. Oggi no
In questo sfortunato Paese costellato
da tragedie naturali mai la politica ha avuto il ritegno di stare
zitta come oggi.
Tante volte invece un terremoto ha
portato con sé polemiche furibonde. Portò cambi clamorosi di
strategia (con il sisma dell’Irpinia del novembre 1980 quando il
Pci archiviò definitivamente il compromesso storico). Portò a
discutibili utilizzi della sciagura (il G8 convocato da Berlusconi
all’Aquila). O vergognosi sciacallaggi travestiti da business (la
Cricca, ancora L’Aquila). Questi i casi più clamorosi. Ma perfino
il sisma che colpì la civilissima Emilia ebbe qualche strascico
polemico, per non parlare dell’alluvione di Genova.
Oggi no. Il che non esclude che fra
qualche giorno ci toccherà assistere alla solite baruffe, c’è
sempre qualcosa che – ahimè – non va.
E però stavolta è successo qualcosa
di nuovo. Il Paese si è unito nel giro di pochissimi minuti, in
questa maledetta notte, ed è scattato come un sol uomo: cittadini
semplici, istituzioni, governatori di Regione, gli splendidi sindaci
dei centri colpiti, tutto si è mosso in modo univoco e con un solo
obiettivo, salvare le persone, curarle, assisterle, rincuorarle.
La politica ha seguito questo moto
degli italiani. Una volta tanto, si è sintonizzata.
Non vale la pena citare i soliti matti
che sui social hanno sciacalleggiato, e nemmeno qualche parlamentare,
di destra, grillino o di destra non importa qui specificare, che ha
pensato bene di tirare l’acqua al suo mulino. Ma oggi non si
discute. Si lavora.
È lo spirito di una Nazione che sa
unirsi quando il cielo sta crollando. Non è retorica sperare che
della lezione di questa notte la politica sappia fare tesoro anche
per il futuro, quando le macerie non ingombreranno più le antiche
stradine di quei magnifici borghi dove sono tutti gli italiani, con
il pensiero e con il cuore.
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