Fabrizio Rondolino
L'Unità 30 agosto 2016
Matteo Salvini, la Casaleggio Associati
srl e il Fatto, dopo un breve attimo di sbandamento, hanno ripreso a
soffiare sul fuoco nichilista della disperazione
Il terremoto del 24 agosto ha
modificato profondamente il clima civile e politico del Paese.
Al netto della retorica – che pure svolge una funzione
essenziale nella costruzione di una comunità condivisa – e
del senso di spaesamento che ogni catastrofe naturale porta con
sé, inchiodandoci alla nostra fragile insignificanza al
cospetto di una forza – la “natura indifferente”, secondo
una fortunata espressione leopardiana – che non possiamo
né prevedere né tantomeno controllare, al netto delle frasi di
circostanza e del dolore autentico, il terremoto ci ha mostrato
e ci sta mostrando un’altra Italia, lontana le mille miglia
dalla litigiosità isterica del teatrino politico-mediatico.
Ridotte al silenzio, o quasi, le
polemiche compulsive che avvelenano ventiquattr’ore al giorno e
sette giorni a settimana la nostra vita pubblica, è percepibile un
senso di sollievo, persino di ritrovata serenità (se di
serenità si può parlare al cospetto di una strage), come un
ritrovarsi convalescenti, se non proprio guariti, dopo una lunga
malattia che sembrava non dare scampo – la malattia della
guerra civile fredda, dell’odio e del rancore come misura
della partecipazione, della rabbia come unica forma di
comunicazione.
L’Italia è migliore della sua
rappresentazione: non soltanto di quella che ne fanno i giornali e le
tv, ma anche, ciò che più conta, del racconto che noi stessi
costruiamo senza neppure rendercene conto, registrando e
amplificando ogni difetto e ogni malefatta e ogni guaio (e sono
tanti) in una spirale depressiva, autolesionista e fintamente
consolatoria.
Naturalmente non tutti si adeguano al
nuovo clima: Matteo Salvini, la Casaleggio Associati srl e il
Fatto, dopo un breve attimo di sbandamento, hanno ripreso a soffiare
sul fuoco nichilista della disperazione. “Piano Case, mancano
i soldi”, strilla in prima pagina il giornale di Travaglio:
“Dopo giorni di voci su progetti miliardari del sisma, il premier
deve ammettere che per trovarli dovrà violare le regole”. Che
significa questo titolo? Che Renzi è il solito fanfarone parolaio,
che promette ciò che non può mantenere, che è un imbroglione.
Ammettiamo che sia così. Ma i miliardi
che servono per mettere in sicurezza il Paese, per salvare vite
umane e per rilanciare lo sviluppo non sono un favore al governo:
sono utili all’Italia – a quell’Italia che si è ritrovata
tra le macerie di Amatrice, che vota Pd o M5s o non vota
affatto, che non ne può più dell’isteria del circo
politico-mediatico, che cerca sollievo e frescura dopo mesi e
anni di litigiosità autoreferenziale e claustrofobica. Che il Fatto,
Salvini e Grillo provino ad opporsi con tutte le loro energie a
questa liberazione collettiva è comprensibile: senza
disperazione e senza rabbia non avrebbero un lavoro.
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