guido ruotolo
La Stampa 16 dicembre 2015
Gettate le basi per un nuovo inizio nel
processo di transizione democratica
In Libia è stata firmata l’intesa
decisiva per il governo di unità nazionale. «Questa è una giornata
storica» ha detto l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler,
parlando a Skhirat, in Marocco, durante la cerimonia. «Firmando
questo accordo politico - ha affermato il diplomatico tedesco - state
portando a termine un processo, state voltando pagina». «In Libia -
ha continuato Kobler, rivolgendosi ai firmatari - siete personaggi
politici importanti e la vostra presenza qui dimostra il vostro
impegno a far ripartire la transizione democratica in Libia».
La Libia che nel febbraio del 2011 si
liberò del dittatore, del colonnello Muammar Gheddafi, dopo cinque
anni di guerra civile strisciante, prova a dare vita a una svolta,
sottoscrivendo l’accordo proposto dal mediatore delle Nazioni
Unite.
E’ un giorno storico. Esponenti del
Parlamento di Tobruk e del Congresso nazionale di Tripoli, l’Alleanza
delle forze nazionali e i Fratelli Musulmani, singole personalità ed
esponenti della società libica, delle municipalità più
significative, come Misurata e Zintan, hanno sfidato quelle forze che
da anni si oppongono alla transizione democratica.
In questi ultimi anni, la guerra tra le
diverse milizie, tra gli schieramenti radicali islamisti ha dovuto
fare i conti anche con la penetrazione di centinaia di militanti
dell’Isis che hanno conquistato territori e città, nella Cirenaica
spingendosi fino a Sirte, ma essendo presente anche a Tripoli e sulla
costa confinante con la Tunisia (Sabratha).
Paesi confinanti e importanti del mondo
arabo ma non solo, in questi anni hanno «sponsorizzato» milizie e
partiti, gruppi e associazioni con armi e soldi. E ancora oggi ci
sono Paesi e forze che perseguono obiettivi di divisione della Libia.
C’è ancora chi insegue il sogno di un ritorno al passato con la
Libia divisa tra Cirenaica, Fezzan e Tripolitania.
Quaranta giorni di tempo, ha chiesto il
consigliere militare del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon,
il generale Paolo Serra, per mettere in sicurezza la capitale,
Tripoli, con l’aiuto di forze di polizia internazionale che
l’Italia e l’Inghilterra dovrebbero garantire.
Si parla di migliaia di uomini che
insieme alle milizie lealiste con le quali ha dialogato in queste
settimane il generale Serra, dovranno garantire la sicurezza a
Tripoli, intanto delle ambasciate straniere e dei siti sensibili,
come le rappresentanze istituzionali libiche (sede del governo, dei
ministeri, del Parlamento), gli aeroporti, le arterie di
comunicazione.
Ma prima che tutto questo diventi
operativo ci sarà bisogno di alcuni passaggi decisivi. Già domani
si dovrebbe riunire il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite (il
nostro ministro degli Esteri, Gentiloni, volerà a New York dopo la
firma dell’accordo) che dovrà approvare una risoluzione che
potrebbe autorizzare l’uso di contingenti di polizia e di
addestratori. Molto dipenderà, naturalmente, dalle richieste
libiche, del nuovo presidente del Consiglio Presidenziale, Serraj
Faiez, che sarà anche il presidente del consiglio dei ministri.
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