Fabrizio Rondolino
L'Unità 20 febbraio 2017
Rileggere i titoli di oggi aiuta a
capire qual è il senso politico della scissione che si apprestano a
compiere Bersani, Rossi e (forse) Emiliano
Le prime cinque pagine del Fatto di
oggi – come del resto quelle di quasi tutti gli altri quotidiani –
sono dedicate alla scissione “a rate” del Pd (così viene
canzonata con indubbia efficacia nel titolo di apertura). Il filo
rosso che accompagna pezzi, titoli e foto è naturalmente la disumana
cattiveria di Matteo Renzi, reo di aver sfasciato tutto per
narcisismo, autoritarismo, delirio di onnipotenza, arroganza e chi
più ne ha più ne metta.
Rileggere i titoli del Fatto di oggi
aiuta dunque a capire qual è il senso politico della scissione che
si apprestano a compiere Bersani, Rossi e (forse) Emiliano, quali
effetti avrà, e chi ne pagherà il prezzo più alto: se infatti
l’house organ della Casaleggio Associati srl è così convinto che
sia tutta colpa di Renzi, il dubbio che la verità stia dalla parte
opposta, e che ad avvantaggiarsi dell’avventura scissionista sarà
proprio il M5s, è più che legittimo.
“Renzi se ne frega di Bersani e si
prende tutto il partito”, spara il primo titolo (dimenticandosi che
è stato Bersani a “fregarsene” di Renzi, visto che ha parlato
alle telecamere dell’Annunziata anziché ai microfoni
dell’Assemblea nazionale). Il secondo incalza: “Emiliano spaventa
Speranza e Rossi, ma Matteo lo caccia” (qui la colpa è non essere
intervenuto nuovamente alla fine del dibattito: il che non era
tecnicamente possibile, visto che Renzi alla fine della giornata non
era più il segretario del Pd).
Voltiamo pagina: “L’ex mister 40
per cento vince giocando da solo”, insiste un terzo titolo
(ignorando che a “giocare da soli” sono semmai gli scissionisti,
visto che hanno posto come condizione della loro permanenza nel Pd la
rinuncia di Renzi a candidarsi a qualsiasi carica). E infine: “Il
lungo addio del Pd dalla rossa Testaccio a Matteo il pariolino”.
Accipicchia!
Da tre anni Renzi discute pazientemente
con tutti i suoi oppositori, nessuno dei quali è stato mai cacciato
da niente, e da tre settimane propone di fare ciò che i suoi
oppositori hanno chiesto a gran voce, minacciando addirittura “le
carte bollate”, e cioè il congresso, che fino a prova contraria è
l’unico modo democratico di cui un partito dispone per scegliere
liberamente linea politica e leadership. Ma per il Fatto Renzi è un
dittatore egotico.
E Grillo? Sempre sulla prima pagina del
Fatto di oggi leggiamo: “Oggi Grillo è a Roma per tentar di
mettere ordine sullo stadio nel Movimento 5 stelle, che, specialmemte
nella Capitale, parla con troppe voci. E tutte cacofoniche”.
Sì, avete letto bene: gli attivisti e
i militanti del M5s che si permettono di ricordare che il Movimento è
sempre stato contrario alla costruzione del nuovo stadio sono dei
provocatori e le loro opinioni sono “tutte cacofoniche”, mentre
Grillo che cala da Genova per dare la linea è un modello di serietà
e di democrazia. E vabbè.
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