Da un po’ di anni in
qua, anche alle elezioni amministrative presentarsi alle elezioni da
sindaco in carica, invece che costituire un vantaggio, rappresenta un
handicap, come avviene ormai da tempo a livello nazionale, dove
nessuna maggioranza, dal 1994 in poi, è mai stata confermata
all’elezione successiva.
Anche il primo turno
delle elezioni amministrative di Brescia appena celebrate ha
confermato il medesimo trend: Paroli, avendo ben pochi successi da
vantare e molti errori da farsi perdonare, è stato costretto ad una
campagna elettorale tutta in difesa e balbettante; e persino i suoi
più accesi pretoriani si sono trovati a corto di argomenti.
Per contro, la giunta
uscente ha dovuto far fronte alla determinazione di Emilio Del Bono,
che con il lavoro di cinque anni di opposizione, è riuscito a
rimontare punti su punti, sino a portarsi avanti, sia pure di soli 50
voti. Il ballottaggio ci dirà chi dei due ha più fiato per la
volata finale.
A me pare che, nonostante
le dichiarazioni di rito del dopo voto, i veri sconfitti di questo
turno elettorale siano i grillini e le due civiche di Francesco
Onofri e di Laura Castelletti. E questo non solo perché il risultato
di tutti e tre è abbastanza modesto, rispetto alle attese e se
raffrontato con quello dei due contendenti principali, ma perché –
nonostante una campagna elettorale condotta tutt’all’insegna
della critica aspra (e per molti versi fondata) ai partiti – non
sono riusciti in alcun modo ad intercettare quel crescente fenomeno
di disaffezione dalla politica a cui avevano tutti e tre strizzato
l’occhio, sia pure in forme diverse, ma che si rifugia ormai,
sempre più, nell’astensione.
Non ha torto, a tal
proposito, Michele Serra, in un’amaca di due giorni fa, quando
ricorda ai grillini che, per far crescere, in politica e in ogni
ambito della vita, l’Uomo Nuovo, occorre tempo pazienza e,
soprattutto, umiltà. Mi pare che, in queste elezioni amministrative,
nelle civiche sia mancata proprio quella; ed invece l’abbia
dimostrata, seppure con qualche tentennamento e sbavatura Emilio del
Bono, che ha saputo superare le diffidenze che avevano accompagnato
la sua candidatura dentro e fuori il PD. La sua sfida si presenta
ora, più avvincente e salvo imprevisti (non insoliti in questa fase
convulsa della vita politica) può arrivare a tagliare per primo il
traguardo e dimostrare che cambiare è possibile. Noi ce lo auguriamo, e per quello che è possibile, con umiltà, siamo impegnati perchè ciò avvenga.
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