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mercoledì 4 settembre 2019
venerdì 30 agosto 2019
nuone proposte di Di Maio
I 10 punti vincolanti di #DiMaio per fare governo.
Di Maio vicepremier
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martedì 27 agosto 2019
LA LEZIONE DI BERLINGUER.
Pierluigi Castagnetti
Nel 1976 Berlinguer (che avrebbe preferito Moro) accettó Andreotti, perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità.
giovedì 18 luglio 2019
COMPASSIONE
Ermes Maria Ronchi
14 luglio 2019
Una parabola che non mi stanco mai di ascoltare; un racconto che
continuo ad amare perché generativo di umano, perché contiene il volto
di Dio e la soluzione possibile dell'intero dramma dell'uomo.
Un sacerdote scendeva per quella medesima strada. E il primo che passa,
un prete, lo aggira, lo scansa, passa oltre. Ma dov'è questo oltre?
Cosa c'è oltre? Oltre l'uomo c'è il nulla, l'assurdo, l'inutile! Nessuno
può dirsi estraneo alle sorti dell'uomo, nessuno può dire: io non
c'entro. Siamo tutti sulla medesima strada, nella medesima storia; ci
salveremo o ci perderemo tutti insieme.
Il verbo centrale della parabola, quello da cui sgorga ogni gesto successivo del samaritano, è espresso con le parole "ne ebbe compassione". Che letteralmente nel vangelo di Luca indica l'essere preso alle viscere, come un morso, un crampo allo stomaco, uno spasmo, una ribellione, qualcosa che si muove dentro, e che è poi la sorgente da cui scaturisce la misericordia fattiva.
Il Samaritano scende da cavallo, si china, e forse ha paura, forse teme i briganti ancora vicini o una trappola. Ma la prossimità mette al centro il dolore dell'altro, non il mio sentire. E' un eretico, un nemico che, mosso a pietà, gli si fa vicino. Sono termini di una carica infinita, bellissima, che grondano di luce, grondano di umanità. Non c'è umanità possibile senza la compassione, il meno sentimentale dei sentimenti, il meno zuccheroso, il più concreto: prendere su di me il destino dell'altro.
Non è spontaneo fermarsi. La compassione non è un istinto, ma una conquista. Come il perdono: non è un sentimento, ma una decisione. Il racconto di Luca adesso mette in fila dieci verbi per descrivere l'amore: lo vide, si mosse a pietà, si avvicinò, scese, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura, pagò... fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò... Questo è il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti, per tutti, perché l'uomo sia promosso a uomo, perché la terra sia abitata da 'prossimi', non da avversari.
Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, un uomo fortunato. Perché l'esperienza di essere stato amato gratuitamente, anche una sola volta nella vita, riempie di senso per lungo tempo la vita, risana in profondità chi ha subito violenza e si è sentito calpestato nell'anima.
Ma chi è il mio prossimo? Gesù risponde: tuo prossimo è chi ha avuto compassione di te. Allora ricordati di amare i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato, hanno versato olio e vino sulle tue ferite, e riversato affetto in cuore. Non dimenticare chi ti ha soccorso e ha pagato per te. Impara l'amore dall'amore ricevuto. Li devi amare, con gioia, con festa, con gratitudine. E poi da loro imparare. Va e anche tu fa lo stesso. Anche tu diventa samaritano, fatti prossimo, mostra misericordia. Il vero contrario dell'amore non è l'odio, è l'indifferenza.
(Luca 10, 25-37)
Il verbo centrale della parabola, quello da cui sgorga ogni gesto successivo del samaritano, è espresso con le parole "ne ebbe compassione". Che letteralmente nel vangelo di Luca indica l'essere preso alle viscere, come un morso, un crampo allo stomaco, uno spasmo, una ribellione, qualcosa che si muove dentro, e che è poi la sorgente da cui scaturisce la misericordia fattiva.
Il Samaritano scende da cavallo, si china, e forse ha paura, forse teme i briganti ancora vicini o una trappola. Ma la prossimità mette al centro il dolore dell'altro, non il mio sentire. E' un eretico, un nemico che, mosso a pietà, gli si fa vicino. Sono termini di una carica infinita, bellissima, che grondano di luce, grondano di umanità. Non c'è umanità possibile senza la compassione, il meno sentimentale dei sentimenti, il meno zuccheroso, il più concreto: prendere su di me il destino dell'altro.
Non è spontaneo fermarsi. La compassione non è un istinto, ma una conquista. Come il perdono: non è un sentimento, ma una decisione. Il racconto di Luca adesso mette in fila dieci verbi per descrivere l'amore: lo vide, si mosse a pietà, si avvicinò, scese, versò, fasciò, caricò, lo portò, si prese cura, pagò... fino al decimo verbo: al mio ritorno salderò... Questo è il nuovo decalogo, i nuovi dieci comandamenti, per tutti, perché l'uomo sia promosso a uomo, perché la terra sia abitata da 'prossimi', non da avversari.
Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, un uomo fortunato. Perché l'esperienza di essere stato amato gratuitamente, anche una sola volta nella vita, riempie di senso per lungo tempo la vita, risana in profondità chi ha subito violenza e si è sentito calpestato nell'anima.
Ma chi è il mio prossimo? Gesù risponde: tuo prossimo è chi ha avuto compassione di te. Allora ricordati di amare i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato, hanno versato olio e vino sulle tue ferite, e riversato affetto in cuore. Non dimenticare chi ti ha soccorso e ha pagato per te. Impara l'amore dall'amore ricevuto. Li devi amare, con gioia, con festa, con gratitudine. E poi da loro imparare. Va e anche tu fa lo stesso. Anche tu diventa samaritano, fatti prossimo, mostra misericordia. Il vero contrario dell'amore non è l'odio, è l'indifferenza.
(Luca 10, 25-37)
sabato 13 luglio 2019
Al Pd (e al Paese) servono precisi obiettivi politici
Pierluigi Castagnetti
12 luglio 2019
La gente deve accorgersi che c’è chi sta lavorando a un’altra
idea di paese
La dico banale: mi piacerebbe che dall’Assemblea di domani
uscisse una linea che conduce da qualche parte. Uniti, divisi,
proporzionalisti, maggioritari, poco importa, purchè si capisca in
che direzione stiamo andando. E lo si capisse al punto che sui
giornali di domenica potessimo leggerlo nei titoli. Dopotutto è
questo il problema del Pd, e non è un problema da poco, me ne rendo
ben conto: capire, nella situazione data, cosa possa fare, dato
che galleggiare stanca.
So bene che doversi opporre ogni giorno alle schifezze del governo
e delle forze che lo compongono assorbe molte energie e tempo. Ma
evidentemente non basta per interessare gli italiani, i quali danno
per scontato che una forza di opposizione si opponga. Forse si
potrebbe lasciare questo lavoro di opposizione, importantissimo sia
chiaro, ai gruppi parlamentari che, per rendersi maggiormente
visibili, potrebbero occupare anche il foro esterno: ricordo che
quindici anni fa, in una condizione parlamentare analoga, Violante
(capogruppo Ds), Intini (Psi) e il sottoscritto (Margherita), per
mesi e mesi, tutti i fine settimana eravamo nelle piazze delle città
italiane a raccontare e discutere di come facevamo opposizione in
aula.
Ma devono esserci anche altri luoghi in cui
contemporaneamente si lavora a definire il profilo di una possibile
Italia diversa. Anche qui con periodicità altrettanto
ravvicinata e con strumenti di lavoro (gruppi, forum tematici, focus
group d’”auscolto” come li chiamava Moro, feste tematiche,
laboratori di comunicazione, formazione di squadre di
“similtestimonidigeova” che con analoga gentilezza e preparazione
organizzino visite guidate ai condomini delle periferie, ecc.)
veramente innovativi e finalizzati a precisi obiettivi politici.
Insomma la gente deve accorgersi che c’è chi sta lavorando a
un’altra idea di paese.
Su quali focus il Pd dovrebbe concentrarsi? E’ evidente che la
scelta è difficile perché sono tantissimi i temi scoperti o
sbagliati dall’azione del governo, su cui ovviamente non si può
mollare l’osso: accoglienza e integrazione dei rifugiati,
lavoro, famiglie, denatalità, scuola, equità fiscale,
periferie, ecc.
Io però concentrerei l’elaborazione e la proposta del Pd su
quattro temi identificativi della sua anima culturale e, se fosse
possibile dire, persino ideologica: la reinseminazione etica
del territorio sociale del paese; la revisione finalistica dei
Trattati europei; la lotta sistematica ai cambiamenti climatici; la
centralità di una strategia meridionalistica.
Mi piacerebbe che il cosiddetto uomo della strada, oggi spesso
prigioniero inconsapevole dell’asfissia da cattiveria, che dalle
strade e dai media sta investendo e avvelenando la testa e i polmoni di tutti, potesse
dire: “ah il Pd!, quel partito cioè che vuole riportare gli
italiani al catechismo della civiltà e dell’umanità, che ha
deciso di ingaggiare una battaglia in Europa per riorientrarla alle
necessità dei cittadini, che vuole fermare i cambiamenti climatici,
che si è messo in testa di cambiare il mezzogiorno liberandolo dalle
ingiustizie dalle mafie e dal minore sviluppo”.
Ognuno di questi temi ovviamente va sviluppato, coinvolgendo le
migliori intelligenze, anche straniere, anche distanti dalle nostre
posizioni, che possono aiutarci pure solo come interlocutori
interessati.
Possono essere i titoli di quattro Assemblee nazionali del
partito, o quattro convegni nel prossimo autunno.
Importante è uscire dall’attuale condizione di tutto e niente,
di caldo e freddo: la Scrittura non contempla misericordia per i
tiepidi.
mercoledì 10 luglio 2019
Le parole di un liberale
L’amaca 10 luglio 019
Michele Serra
Il Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa, fustigatore storico dei “cretini di sinistra”, è una delle icone intellettuali del pensiero liberale. Impossibile bollarlo di “comunismo”; impossibile attribuirgli qualunque intenzione socialdemocratica o solidarista o cristiano-ecumenica o “buonista”, come si dice adesso con ebete conformismo. Vale dunque la pena rileggere le tremende parole che questo signore scrive a supporto della sua richiesta di dare il Nobel per la pace a Carola Rackete, che avrebbe agito «secondo le migliori tradizioni dell’Occidente democratico e liberale, agli antipodi delle quali c’è proprio ciò che la Lega e il suo leader, Matteo Salvini, rappresentano: non il rispetto della legalità, ma una caricatura faziosa e razzista dello Stato di diritto. Sono proprio lui e i suoi seguaci che incarnano i comportamenti selvaggi e la barbarie di cui accusano i migranti».
Leggendo lo sdegno di un liberale contro il governo italiano, si rafforza l’idea che lo scontro in atto nell’intero Occidente (Europa e Americhe) non sia più quello, tradizionale, tra destra e sinistra, ma tra il nazional-populismo e la democrazia così come si è strutturata nell’ultimo paio di secoli.
Devono essermi sfuggite, e me ne scuso, analoghe parole di allarme da parte dei democratici italiani non di sinistra, che da qualche parte devono pure abitare, e su qualche giornale devono pure scrivere. Fino a qui il Pd e una parte del mondo cattolico sono rimasti da soli a fare fronte, con accenti spesso retorici e impotenti, ma almeno udibili, contro la brutalità di modi e di pensiero del capo effettivo del governo. La sinistra non sa più chi è, cosa vuole e chi rappresenta, però le rimane qualche vaga idea a proposito di che cosa è civile e che cosa è «barbaro», per usare il lessico di MVL.
Meglio che niente.
Leggendo lo sdegno di un liberale contro il governo italiano, si rafforza l’idea che lo scontro in atto nell’intero Occidente (Europa e Americhe) non sia più quello, tradizionale, tra destra e sinistra, ma tra il nazional-populismo e la democrazia così come si è strutturata nell’ultimo paio di secoli.
Devono essermi sfuggite, e me ne scuso, analoghe parole di allarme da parte dei democratici italiani non di sinistra, che da qualche parte devono pure abitare, e su qualche giornale devono pure scrivere. Fino a qui il Pd e una parte del mondo cattolico sono rimasti da soli a fare fronte, con accenti spesso retorici e impotenti, ma almeno udibili, contro la brutalità di modi e di pensiero del capo effettivo del governo. La sinistra non sa più chi è, cosa vuole e chi rappresenta, però le rimane qualche vaga idea a proposito di che cosa è civile e che cosa è «barbaro», per usare il lessico di MVL.
Meglio che niente.
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