Litiga con Salvini, ma non sa che Renzi lo aspetta dietro
la porta.
GIUSEPPE TURANI | 17/04/2018
Ho sempre sostenuto che gli strateghi della Casaleggio (inutile parlare di Di Maio) capiscano poco o niente di politica (ma molto di marketing). Adesso hanno fatto dire al loro candidato che si appresta a chiudere un forno (quello del Centrodestra) e che quindi rimarrà aperto solo il forno del Pd (che Di Maio e i 5 stelle non li vogliono vedere nemmeno in fotografia).
Ho sempre sostenuto che gli strateghi della Casaleggio (inutile parlare di Di Maio) capiscano poco o niente di politica (ma molto di marketing). Adesso hanno fatto dire al loro candidato che si appresta a chiudere un forno (quello del Centrodestra) e che quindi rimarrà aperto solo il forno del Pd (che Di Maio e i 5 stelle non li vogliono vedere nemmeno in fotografia).
Però la politica è bizzarra e quindi
non si sa mai. Un accorato appello del capo dello Stato, qualche
urgenza internazionale e magari il governo Pd-5 stelle prende corpo
davvero. Per ora si tratta quasi solo di fantasie di cronisti che non
sanno che cosa scrivere. Ma è evidente che i 5 stelle stiano
infilando la testa in un sacco senza sapere che gli andrà malissimo.
Non serve essere dei geni della
politica per capire che, se la Casaleggio chiude il forno Salvini e
lascia aperto solo quello Pd, di fatto si consegna mani e piedi
legati al “perdente” delle ultime elezioni.
Secondo certe indiscrezioni
(probabilmente inventate) sembra che Renzi non stia aspettando altro:
“A Di Maio gli porto via anche la cravatta”.
Infatti, se mai dovesse accadere, è
ovvio che il Pd, a quel punto unico possibile sostengo di un governo
che veda impegnati i 5 stelle, chiederebbe dei prezzi altissimi:
1- No Di Maio presidente, ma
personalità terza, magari anche più vicina al Pd che ai 5 stelle.
2- Vicepresidenza, Interni, Economia e
Esteri al Pd.
3- Il programma dei 5 stelle (che
cambia ogni due giorni e che contiene tutto e il contrario di tutto)
viene spedito direttamente nel cestino della carta straccia e Calenda
scrive il nuovo programma: prendere o lasciare.
In sostanza, il governo dei vincitori,
a quel punto, sarebbe un governo a trazione Pd e a Di Maio
rimarrebbero le inaugurazioni e il taglio dei nastri nelle fiere di
paese.
Ma, ripeto, si tratta quasi solo di
fantasie. Come quelle altre che vedono Berlusconi e i suoi uomini
alla caccia di grillini insicuri e incerti sul proprio destino. Ne
basterebbero qualche dozzina per fare un governo di Centrodestra
(senza grillini) e magari con l’appoggio esterno del Pd o con il Pd
che esce tatticamente dall’aula nel momento del voto di fiducia. In
questo caso, Di Maio alla finestra a contare le pecore.
Insomma, i giochi non sono ancora fatti
e per ora quello che si capisce è che il “vincitore” Di Maio non
è messo bene. Ostenta sicurezza e arroganza, ma sta per andare a
sbattere contro la realtà e la realtà dice che non può fare un
governo da solo: a qualunque forno si rivolga dovrà pagare un prezzo
elevatissimo: e la prima cosa che tutti chiederanno sarà la sua
testa, un po’ perché sta antipatico (persino a quella brava
persona di Mattarella) e un po’ perché è veramente ignorante.
Insomma, lui va dalla Gruber e parla
come se già fosse presidente del Consiglio. Invece i suoi giorni di
gloria sono quasi alla fine. E gli toccherà fare i conti con i suoi
personali fantasmi: Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, che gli daranno
il benservito. A casa, insomma.
La breve felice carriera del guappo
napoletano.
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