Un secolo fa, il 18 gennaio 1919, la
Commissione provvisoria del Partito Popolare Italiano lanciava
l’Appello ai «liberi e forti» rivolto a quanti, «uomini
moralmente liberi e socialmente evoluti», erano disposti a
impegnarsi a sostenere un progetto politico e sociale per l’Italia
all’indomani della Prima guerra mondiale. Tra i membri della
Commissione provvisoria, guidata da Luigi Sturzo, vi erano Giovanni
Bertini, Giovanni Bertone, Stefano Gavazzoni, Achille Grandi,
Giovanni Grosoli, Giovanni Longinotti, Angelo Mauri, Umberto Merlin,
Giulio Rodinò, Carlo Santucci.
A tutti gli uomini liberi e forti, che
in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini
superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo
appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli
ideali di giustizia e libertà. E mentre i rappresentanti delle
Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace
giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono
contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno
ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto
stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e
migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le
energie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo
solenne della “Società delle Nazioni”.
E come non è giusto compromettere i
vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per
la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità
civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di
governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali
con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del
pacifico progresso della società.
Perciò sosteniamo il programma
politico-morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da
parola angusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale
del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano
i popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò
domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste
aspirazioni nazionali, affretti l’avvento del disarmo universale,
abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari,
propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la
uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione
di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei
diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei
forti.
Al migliore avvenire della nostra
Italia – sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano –
che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la
vittoria compiuta la sua unità e rinsaldata la coscienza nazionale,
dedichiamo ogni nostra attività con fervore d’entusiasmi e con
fermezza di illuminati propositi.
Ad uno Stato accentratore tendente a
limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e
individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato
veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che
rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le
classi, i Comuni – che rispetti la personalità individuale e
incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più
sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma
dell’Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza
proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo,
come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici,
amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e
degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione,
invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia
comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo
decentramento nelle unità regionali.
Ma sarebbero queste vane riforme senza
il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il
vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro
popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa,
non solo agl’individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione
della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento,
senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza
preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo
le gloriose tradizioni italiche.
Questo ideale di libertà non tende a
disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel
rinnovamento delle energie e delle attività, che debbono trovare al
centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo
progressivo. Energie, che debbono comporsi a nuclei vitali che
potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le
agitazioni promosse in nome di una sistematica lotta di classe e
della rivoluzione anarchica e attingere dall’anima
popolare gli elementi di conservazione
e di progresso, dando valore all’autorità come forza ed esponente
insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.
Le necessarie e urgenti riforme nel
campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione
del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono
tendere alla elevazione delle classi lavoratrici, mentre l’incremento
delle forze economiche del Paese, l’aumento della produzione, la
salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma
tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del
problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la
riorganizzazione scolastica e la lotta contro l’analfabetismo
varranno a far superare la crisi del dopo-guerra e a tesoreggiare i
frutti legittimi e auspicati della vittoria.
Ci presentiamo nella vita politica con
la nostra bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii
del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice
dell’Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli,
deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di
fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte
a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni
identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza
dell’organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti
affrancatrici.
A tutti gli uomini moralmente liberi e
socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno
congiungere il giusto senso dei diritti e degl’interessi nazionali
con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le
virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano
facciamo appello e domandiamo l’adesione al nostro Programma.
Nessun commento:
Posta un commento