Ho letto il libro su Giovanni Landi tutto d’un fiato, così come si legge un romanzo appassionante.
Sono rimasto stupito dalla caratura dell’uomo e dell’importanza della sua azione, oltre che dalle relazioni ampie ed ai massimi livelli.Ho sempre pensato che Brescia fosse uno
dei luoghi di elezione del cattolicesimo-democratico, ma dalla
lettura ho visto come non fosse solo uno dei luoghi ma il luogo di
incubazione di una cultura politica che a tutt’oggi esprime
personalità determinanti per la nostra nazione.
Ho visto in Landi i comportamenti e
addirittura i modi di Gervasio e Riccardo, gli amici che ho potuto
avvicinare e conoscere più a fondo all'interno della quantità di
nomi e personalità che appaiono in questa pubblicazione. Sono passato mentalmente nei luoghi nei
quali si è sviluppata quella cultura, fabbrica, sindacato,
partiti/società, religione conciliare e resistente. Tutti luoghi
scomparsi o comunque rimasti uguali solo nel nome. Belle e, per me, originali e
sinteticamente complete le ricostruzioni di Bodrato, Pazzaglia,
Fappani, Panighetti, Lovatti. Forte la volontà di Taini di parlare
esplicitamente di fatti divisivi ma profondamente qualificanti e
significativi. Commoventi le testimonianze dei suoi amici. Sembrano anni nei quali pur nelle
frequenti sconfitte, la volontà sembrava aperta alla possibilità. I
luoghi dell’incontro in tempi paradossalmente meno facili per la
mancanza dei social, sembrano essere stati invece più funzionali
alla possibilità di incidere sulla realtà.
Il cattolicesimo-democratico è morto?
Complimenti a tutti quelli che hanno
reso possibile questa pubblicazione.
Claudio Donghi
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