Incontro con il Presidente
della Repubblica
On. Sergio Mattarella
Roma, 19 ottobre 2018
Carissimo
Presidente,
è
con grande emozione che Le rivolgo la parola per ringraziarLa a nome
dell'Associazione Gervasio Pagani per l'opportunità che ci ha dato
di poterLa incontrare.
Questo
incontro chiude le iniziative che abbiamo promosso in occasione del
XXX° anniversario della scomparsa di Gervasio, Emanuela, Francesca e
Elisabetta nell'incredibile tragedia di quel lontano 13 luglio del
1987.
Sembra
ieri. Quell’incidente ha tolto alla comunità di Coccaglio, a
Brescia, all'Italia e agli amici una grande figura di leader,
lasciando increduli e sgomenti tutti coloro che hanno avuto la
fortuna di conoscerlo.
Gervasio
era nato nel ‘50 a Coccaglio, primo di tre figli che ancora piccoli
avevano perso il papà, tirati grandi e fatti studiare dalla madre. A
costo di duri sacrifici si era laureato in lettere alla statale di
Milano con una tesi su Miglioli e sulle lotte contadine nel
cremonese.
Si
era avvicinato alla politica giovanissimo, aveva approfondito e
studiato i testi dei maggiori pensatori e le biografie dei principali
maestri e testimoni del pensiero cattolico-democratico: da Mounier a
Maritain, da Sturzo a De Gasperi a Dossetti, agli amatissimi don
Mazzolari, don Milani, Bernanos e Padre Davide Turoldo.
Lo
aveva affascinato la figura bresciana di Michele Capra, un partigiano
dei Ribelli per amore, che non era uso portar vanto del suo impegno
nella resistenza ma, con i gesti e i comportamenti intransigenti,
praticava i valori attinti in quell'impulso generoso e impegnativo,
come l'esperienza di fabbrica più tardi, a fianco di uomini di credo
ideologico diverso. Con Michele Capra e Giovanni Landi, Gervasio
diede un contributo decisivo a Brescia all'esperienza del gruppo
della sinistra DC di Bodrato, con una forte impronta morotea.
Lo
accomunava a Capra l'intransigenza e la coerenza tra la moralità
pubblica e quella privata, tra il dire e il fare, tra l'essere e
l'apparire; viveva la politica quasi come una religione e ne
detestava il professionismo; c'era in lui ed in quella sua coerenza
anche una dose di fierezza orgogliosa, Era convinto che la
preparazione culturale, l'intelligenza e l'impegno politico alla fine
dovessero trovare consenso e riconoscimento.
Per
queste ragioni apprezzava le posizioni politiche che facevano di una
ispirazione morale ed etica la base della loro motivazione; da qui il
convinto apprezzamento della proposta berlingueriana dell'
«austerità», incompresa da una società e da un mondo che andavano
velocemente spostandosi verso i miti del consumismo e del modernismo
e i riti dello scambio neo corporativo.
Gervasio
non aveva grandi propensioni alla diplomazia: "la diplomazia, ci
diceva, preferisco lasciarla ai cardinali di curia e di partito".
Ricordo
il suo intervento al congresso nazionale della DC dell'80, quando
prese la parola per richiamare il suo partito alla necessità del
confronto con il Pci, e tra bordate di fischi, per nulla intimidito,
affermò con tenacia le sue convinzioni.
Questo
suo modo di essere, questa sua attenzione ai temi del mondo e delle
ingiustizie, portò molti di noi ad amare la politica, a vivere
l'impegno per gli altri, i più poveri e umili. Le sue analisi e le
sue attenzioni alla centralità della persona umana lo portavano a
coniugare l'impegno politico nazionale con particolare attenzione
alle questioni nord-sud del mondo e ai temi della pace; temi per i
quali nutriva un grande interesse e sui quali intratteneva relazioni
e rapporti anche con personalità notevoli del nostro mondo politico,
culturale ed ecclesiale.
Gervasio
era convinto che la centralità del partito come strumento per la
promozione umana fosse fondamentale per le classi popolari ma, al
tempo stesso, aveva la consapevolezza che per svolgere al meglio la
sua funzione doveva aprirsi al mondo esterno, ai giovani in
particolare, ma anche al mondo della cultura e del sociale.
Queste
sue doti lo videro protagonista, prima nell'appello dei cattolici
democratici del no al referendum sull'abrogazione della legge sul
divorzio, poi nell'esperienza della Lega Democratica di Pietro
Scoppola e Achille Ardigò.
Brescia
e in particolare Gervasio e il Circolo Michele Capra furono
sostenitori convinti della “terza fase” morotea.
E'
a Brescia infatti che la Lega Democratica, con Stefano Minelli, Luigi
Bazoli, Leonardo Benevolo, Giovanni Landi e Gervasio, tenne quasi
tutti i convegni nazionali ai quali parteciparono tanti personaggi
autorevoli della cultura, della politica e del sociale: Romano
Prodi, Alfredo Carlo Moro, Ermanno Gorrieri, Paolo Prodi, Paola
Gaiotti, Nino Andreatta, Luigi Pedrazzi, Paolo Giuntella, Roberto
Ruffilli, Leoluca Orlando, Pierluigi Castagnetti. Ricordiamo con
nostalgia e commozione che anche Lei Signor Presidente non ha mancato
di partecipare ai nostri appuntamenti.
Cattolici
che si sentivano figli della cultura conciliare, giudicavano un
valore positivo la moderna laicità dello stato ed erano convinti
sostenitori della lotta dei lavoratori e delle classi meno abbienti
per una uguaglianza dei diritti politici e sociali. Nel 1978 nacque
la rivista Appunti di cultura e di politica che Pietro Scoppola
presentò come la necessità di non disperdere la grande eredità di
Aldo Moro, appena assassinato, e della terza fase da lui proposta.
La
rivista, dopo l'avvio a Modena, venne trasferita a Brescia e per
lunghi anni fu uno strumento prezioso di elaborazione e di confronto
politico culturale.
La
tragedia di quel lontano 13 luglio ci ha portato via Gervasio con
tutta la sua splendida famiglia. Lo sconforto e il dolore sono stati
grandi come grande fu la tentazione fra tanti di noi di mollare
tutto. Solo il dovere di restituire il tanto che lui ci aveva dato,
nella sua breve esistenza, ci richiamò alla responsabilità e al
dovere di tener vivo il suo insegnamento. Per queste ragioni
decidemmo di dar vita ad una associazione a lui intitolata lo stesso
anno della sua scomparsa.
Da
quella data, l’Associazione ha organizzato nell'arco di questi
trent'anni tante iniziative di carattere culturale e politico, corsi
di formazione alla politica per i giovani, incontri di testimonianza
con missionari impegnati in Brasile, in Medio Oriente e in Africa.
Nonostante
le difficoltà, siamo riusciti a tener vivo il ricordo di questo
grande amico e maestro; alle nostre iniziative le comunità di
Coccaglio e bresciana hanno sempre risposto positivamente.
Quante
volte ci siamo chiesti, senza darci una risposta, cosa avrebbe fatto
e che suggerimenti ci avrebbe dato Gervasio riguardo alle grandi
trasformazioni della società e ai profondi mutamenti politici di
questi tren’anni. Spesso abbiamo avuto la sensazione che un ciclo
fosse definitivamente finito, che i cattolici avessero esaurito il
proprio ruolo nella vicenda politica italiana. Sono certamente venute
meno quelle agenzie formative che, a partire dalle parrocchie fino
all'associazionismo, hanno rappresentato una fucina preziosa di
classe dirigente popolare. Oggi, la mancanza di quel terreno fecondo
rende difficile il percorso all'impegno politico di tante generosità
giovanili diffuse e presenti nella società civile. La politica pare
lontana dalle vicende quotidiane; l'imbarbarimento del dibattito
politico di questi ultimi anni, una rabbia diffusa e palpabile spesso
ingiustificabile e l'uso sguaiato delle nuove tecnologie rendono
sempre più esile e fragile il concetto di comunità tanto caro a
Gervasio.
Non
mancano i maestri. Papa Francesco è sicuramente un dono della
Provvidenza per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà,
ma spesso i suoi richiami e i suoi appelli vengono lasciati cadere
nel vuoto, per il forte vento di conservazione e di destra che si
manifesta a livello globale e un po' perché anche noi siamo spesso
condizionati dalle nostre abitudini e dalle nostre pigrizie.
Infine
signor Presidente, gli amici dell'Associazione, sentono il dovere di
esprimerle un sincero ringraziamento per come sta svolgendo il Suo
difficile compito in un tempo a dir poco complicato.
Il
Suo comportamento di coraggioso e grande equilibrio ha consentito di
far fronte a un passaggio delicatissimo per il nostro Paese dopo il
sorprendente risultato delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo.
Ella infatti, tra mille difficoltà, ha favorito l'unica soluzione
possibile ad evitare un ritorno traumatico alle urne.
La
situazione che viviamo comunque non è delle migliori soprattutto per
i rischi che la debole crescita economica comporta, ma, di più, per
il continuo conflitto annunciato e praticato nei confronti
dell'Unione Europea, anch'essa attraversata dai populismi aggressivi
che mettono a rischio settant’anni di democrazia e di convivenza
pacifica. Restiamo convinti che anche in questo caso Lei saprà far
fronte con decisione ai delicati passaggi futuri, per impedire che
l'Italia, Paese fondatore e ispiratore dell'Unione Europea, si renda
protagonista di strappi insanabili per una serena convivenza nel
vecchio continente, conquistata al prezzo di inenarrabili tragedie e
di tanti sacrifici.
Riccardo
Imberti
Vice
Presidente