Il consigliere dell’Eliseo è sicuro
che l’Europa si salverà e sceglie l’ironia per commentare la
crisi: «Peccato che il match Italia-Francia non si giochi ai
Mondiali»
di Stefano Montefiori, corrispondente
da Parigi
Il vero
europeista si vede nelle difficoltà. E Daniel Cohn-Bendit, ex
presidente degli ecologisti a Strasburgo, oggi consigliere ufficioso
molto vicino al presidente Macron ma capace di criticarlo quando è
il caso, non vuole dichiararsi pessimista per il futuro dell’Unione.
Neanche nei giorni dello scontro tra alleati.
Che cosa pensa oggi delle prospettive
europee?
«La questione è semplice: se le
istituzioni dell’Ue non riescono a trovare buone soluzioni per
l’Europa di fronte alle sfide che ha davanti, cioè quelle di
Trump, di Putin, della Cina, ognuno degli Stati membri sarà ancora
di più in difficoltà. La mia fiducia deriva dal fatto che la
ragione obbligherà tutti a tornare sui loro passi».
In Italia per esempio non si parla più
di uscire dalla zona euro. Però il conflitto si è spostato sui
migranti.
«Calma (dice in italiano, ndr).
Salvini parla tanto, vuole espellere 500 mila migranti ma non ci
riuscirà. Tra cinque o sei mesi gli italiani cominceranno a
chiedergli conto delle sue promesse. E se gli europei propongono che
i migranti siano accolti da funzionari dell’immigrazione di tutti i
Paesi per poi essere redistribuiti altrove, cosa che rappresenterebbe
il superamento di Dublino, Salvini finirà con il trovare la proposta
molto ragionevole».
Per il momento il ministro italiano
guarda piuttosto all’Ungheria di Orbán e al gruppo di Visegrad,
cioè ai Paesi che vogliono meno Europa e rifiutano la ripartizione
dei migranti.
«Una posizione paradossale. Salvini
dimentica che l’Ungheria e la Polonia possono pure chiudere le loro
frontiere terrestri, ma l’Italia non può chiudere le sue migliaia
di chilometri di coste. Una soluzione europea è nell’interesse
prima di tutto dell’Italia».
Macron per primo riconosce che finora
l’Italia è stata lasciata sola dai partner europei.
«Quello è stato un errore enorme. Gli
europei ripetevano “Dublino, Dublino”, ma i rifugiati arrivano a
Lampedusa, non a Dublino. Adesso bisogna fare in modo che, anche se i
rifugiati sbarcano in Italia, non debbano restare nel vostro Paese.
Ma allora Salvini non può che fare appello alla solidarietà
europea, non certo a Orbán e al polacco Kaczynski che sono su
posizioni opposte».
Cosa prevede per il Consiglio europeo
di giovedì?
«Verrà ottenuto qualche risultato, ma
insufficiente. Bisognerà attendere per arrivare a un buon
compromesso. Se gli europei sono intelligenti finiranno col proporre
qualcosa che rappresenti un vero aiuto per l’Italia».
Che cosa pensa del duello tra Francia e
Italia?
«È davvero un peccato che questo
match non si giochi al Mondiale di calcio in Russia, sarebbe più
appropriato. Allo stesso tempo non bisogna prendere ogni frase alla
lettera… Ma quando Macron evoca la lebbra a proposito del pericolo
nazionalista non ha torto. Il calciatore svedese Jimmy Durmaz, di
origine siriana, ha sbagliato durante la partita contro la Germania:
in poche ore lo hanno ricoperto di insulti nei social media,
arrivando a minacciarlo di morte. Questa è lebbra. Così come è
lebbra il razzismo contro Balotelli».
Visto che lo scontro Francia-Italia è
nato a proposito della Aquarius, Macron non avrebbe fatto meglio ad
accoglierla?
«Certo, qui Macron ha sbagliato.
L’Aquarius avrebbe potuto attraccare a Bastia, in Corsica, e lì si
sarebbe potuto fare quel che fanno gli spagnoli a Valencia, cioè
valutare i diritti degli uni e degli altri a ottenere l’asilo. Se
Macron avesse accolto l’Aquarius in Francia il suo messaggio
sarebbe stato più forte».
Macron ripete che in Europa oggi non
c’è una crisi migratoria, ma politica.
«E ha ragione».
Ma il suo ministro dell’Interno parla
di «sommersione migratoria».
«È verissimo. Il problema di Macron è
che lascia campo libero a Gérard Collomb, che usa il linguaggio di
Salvini».
Nessun commento:
Posta un commento