Quasi tutti i giornali italiani prendono sotto gamba il conflitto catalano che è potenzialmente esplosivo.
Già
la Corte costituzionale e il pubblico ministero hanno prospettato di
processare i capi secessionisti e chi organizza il referendum illegale
(come è inevitabile che sia in uno Stato di diritto) e si profila la
sospensione dell'autonomia regionale. Non si può neanche escludere a
priori che si verifichino violenze.
La vicenda però parla anche a noi.
Quando
alcuni degli attuali leader secessionisti cominciarono a prospettare
indipendenza e referendum (mi riferisco in particolare a quelli moderati
di Convergenza) non credevano davvero a quello che dicevano. Volevano
solo prendere voti, alludendo all'idea populista che nella crisi
economica se la Catalogna fosse stata da sola sarebbe stata meglio (il
vero popolo sano tradito dal vincolo di uno stato ingiusto e cattivo).
Quando però prendi voti sulla base di una certa retorica
propagandistica, pur fasulla, e finisci al governo sei poi in qualche
modo vincolato a seguirla. Ti potresti salvare solo se restassi
all'opposizione perché avresti l'alibi di non avere il potere. Il dramma
dei populisti se arrivano al Governo è che sono spinti ad applicare
davvero ciò che dicono, anche se spesso non lo dicevano sul serio.
Ora
alcuni commentatori (a cominciare da Massimo Franco sul Corsera, in
sintonia oggettiva con la proprietà del quotidiano) ci vogliono
convincere che sia intervenuta una svolta moderata nel M5S perché non
sarebbe più pro euro ma solo pro referendum sull'Euro. Già un certo
Cameron vinse le elezioni promettendo un referendum sulla Brexit dicendo
però che nel merito l'avrebbe avversata. Il solo annuncio di un
referendum sull'euro seguito da una vittoria del M5S che lo rendesse
inaggirabile, magari con un accordo post-elettorale con la Lega, sarebbe
in grado di provocare una crisi verticale di credibilità del Paese.
Altro che svolta moderata. Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto
qualcuno.
Stefano Ceccanti
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