Padre Giuseppe Puglisi meglio conosciuto come Don Pino, Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno viene ucciso dalla mafia. |
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venerdì 15 settembre 2017
anniversario
martedì 12 settembre 2017
Ecologia e ambiente due priorità per la Lombardia
Giorgio Gori
12 settembre 2017
Dubito che Valter Veltroni potesse, ahimè, scegliere giorno più adatto per sferrare il suo pugno nello stomaco sul tema dei cambiamenti climatici, puntando l'indice contro l'inazione della politica e le mancanze del Partito Democratico. Le vittime del nubifragio a Livorno, Roma allagata, l'uragano Irma in arrivo dalla Florida. Cos'altro dobbiamo aspettare per darci una mossa?
La vedo dal punto di osservazione della mia regione, la Lombardia, regione che più di ogni altra in Italia contribuisce alle emissioni di CO2, così dannose per il clima, e che tra i suoi tanti primati ha quello della regione più inquinata del Paese. Aria, acqua e suolo sono stati maltrattati senza riguardo. Dico solo dell'aria, carica di polveri sottili come nessun altra in Europa, al pari solo con la Terra dei Fuochi. Il resto si vede: dissesto idrogeologico, razionamento idrico, danni all'agricoltura, devastanti bombe d'acqua. Per questo dico che è tempo di cambiare.
Su questi temi la politica regionale ha saputo solo balbettare. Noi ci proponiamo invece un potente cambio di passo, che tocchi in primo luogo la mobilità (è possibile che Paesi come l'Olanda, la Svezia, la Francia abbiano già fissato i tempi della transizione alla mobilità elettrica e qui si sia fermi a temporanee/estemporanee limitazioni per o diesel Euro3, senza alcun disegno strategico per la sostituzione del parco mezzi?), per affrontare su larga scala la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, e porre un freno allo sversamento dei nitrati nei fondi agricoli e nei corsi d'acqua.
C'è un sacco di lavoro da fare, un lavoro che porta lavoro per le imprese, occupazione e sviluppo. L'obiettivo è fare della Lombardia, oggi regione super-inquinata, una delle prime regioni green d'Europa, esempio e traino per una rivoluzione ecologica che coinvolga tutto il nostro Paese. È tempo di rimboccarsi le maniche.
12 settembre 2017
Dubito che Valter Veltroni potesse, ahimè, scegliere giorno più adatto per sferrare il suo pugno nello stomaco sul tema dei cambiamenti climatici, puntando l'indice contro l'inazione della politica e le mancanze del Partito Democratico. Le vittime del nubifragio a Livorno, Roma allagata, l'uragano Irma in arrivo dalla Florida. Cos'altro dobbiamo aspettare per darci una mossa?
La vedo dal punto di osservazione della mia regione, la Lombardia, regione che più di ogni altra in Italia contribuisce alle emissioni di CO2, così dannose per il clima, e che tra i suoi tanti primati ha quello della regione più inquinata del Paese. Aria, acqua e suolo sono stati maltrattati senza riguardo. Dico solo dell'aria, carica di polveri sottili come nessun altra in Europa, al pari solo con la Terra dei Fuochi. Il resto si vede: dissesto idrogeologico, razionamento idrico, danni all'agricoltura, devastanti bombe d'acqua. Per questo dico che è tempo di cambiare.
Su questi temi la politica regionale ha saputo solo balbettare. Noi ci proponiamo invece un potente cambio di passo, che tocchi in primo luogo la mobilità (è possibile che Paesi come l'Olanda, la Svezia, la Francia abbiano già fissato i tempi della transizione alla mobilità elettrica e qui si sia fermi a temporanee/estemporanee limitazioni per o diesel Euro3, senza alcun disegno strategico per la sostituzione del parco mezzi?), per affrontare su larga scala la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, e porre un freno allo sversamento dei nitrati nei fondi agricoli e nei corsi d'acqua.
C'è un sacco di lavoro da fare, un lavoro che porta lavoro per le imprese, occupazione e sviluppo. L'obiettivo è fare della Lombardia, oggi regione super-inquinata, una delle prime regioni green d'Europa, esempio e traino per una rivoluzione ecologica che coinvolga tutto il nostro Paese. È tempo di rimboccarsi le maniche.
lunedì 11 settembre 2017
sabato 9 settembre 2017
Sintonia di un pennivendolo
Quasi tutti i giornali italiani prendono sotto gamba il conflitto catalano che è potenzialmente esplosivo.
Già
la Corte costituzionale e il pubblico ministero hanno prospettato di
processare i capi secessionisti e chi organizza il referendum illegale
(come è inevitabile che sia in uno Stato di diritto) e si profila la
sospensione dell'autonomia regionale. Non si può neanche escludere a
priori che si verifichino violenze.
La vicenda però parla anche a noi.
Quando
alcuni degli attuali leader secessionisti cominciarono a prospettare
indipendenza e referendum (mi riferisco in particolare a quelli moderati
di Convergenza) non credevano davvero a quello che dicevano. Volevano
solo prendere voti, alludendo all'idea populista che nella crisi
economica se la Catalogna fosse stata da sola sarebbe stata meglio (il
vero popolo sano tradito dal vincolo di uno stato ingiusto e cattivo).
Quando però prendi voti sulla base di una certa retorica
propagandistica, pur fasulla, e finisci al governo sei poi in qualche
modo vincolato a seguirla. Ti potresti salvare solo se restassi
all'opposizione perché avresti l'alibi di non avere il potere. Il dramma
dei populisti se arrivano al Governo è che sono spinti ad applicare
davvero ciò che dicono, anche se spesso non lo dicevano sul serio.
Ora
alcuni commentatori (a cominciare da Massimo Franco sul Corsera, in
sintonia oggettiva con la proprietà del quotidiano) ci vogliono
convincere che sia intervenuta una svolta moderata nel M5S perché non
sarebbe più pro euro ma solo pro referendum sull'Euro. Già un certo
Cameron vinse le elezioni promettendo un referendum sulla Brexit dicendo
però che nel merito l'avrebbe avversata. Il solo annuncio di un
referendum sull'euro seguito da una vittoria del M5S che lo rendesse
inaggirabile, magari con un accordo post-elettorale con la Lega, sarebbe
in grado di provocare una crisi verticale di credibilità del Paese.
Altro che svolta moderata. Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto
qualcuno.
Stefano Ceccanti
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