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martedì 25 settembre 2018
venerdì 7 settembre 2018
vai Giorgio!!!
L'Adige
7 sett 2018
È Giorgio Tonini il candidato
presidente della Provincia della nuova Alleanza democratica, popolare
e civica per l'autonomia che unisce Pd, Upt, la nuova lista
Futura2018 di Paolo Ghezzi, il Psi e i Civici di Carlo Daldoss,
sempre che quest'ultimo confermi la decisione di essere ancora della
partita.
Dopo lo stallo dell'altra notte, che si è protratto fino alle 3
del mattino, nel muro contro muro tra i sostenitori (Mdp, Verdi,
autoconvocati e parte del Pd) del giornalista Paolo Ghezzi e l'Upt -
con il capogruppo Gianpiero Passamani in testa - schierata per Carlo
Daldoss, ieri il nome dell'ex senatore del Pd, che era stato messo
sul tavolo dai democratici nei giorni scorsi, come terza possibilità
se in grado di unire la coalizione, è stato in effetti l'unico
capace di sbloccare l'impasse e raccogliere le maggiori convergenze .
Già in mattinata la candidatura di Carlo Daldoss si era molto
indebolita, dopo la sconfessione dell'ex assessore da parte dei
principali sindaci civici, Francesco Valduga e Roberto Oss Emer, che
con un comunicato ne hanno preso le distanze, ridimensionando dunque
il peso di Daldoss come leader di un'area civica potenzialmente
consistente con cui dare vita a quella «grande coalizione»
inseguita per mesi.
Oltre tutto, ieri mattina, quando gli esponenti dei partiti
dell'Alleanza si sono ritrovati per riprendere il confronto, alla
presenza dei nomi proposti come candidato presidente, Carlo Daldoss
non si è fatto vedere, ancora sconvolto dalla sconfessione ricevuta
da parte dei Civici della sua decisione di sedersi al tavolo con i
partiti del centrosinistra, oltre tutto nella sede del Pd. E non ha
mandato neppure un suo rappresentante, come aveva fatto il giorno
prima con la sindaca di Predazzo, Maria Bosin. Questo certo non l'ha
favorito, mentre Paolo Ghezzi e Giorgio Tonini erano presenti al
confronto, anche se in una lunga telefonata con il segretario del Pd,
Giuliano Muzio, Daldoss ha confermato di non rinnegare nulla di
quanto detto il giorno prima e dunque di mantenere la sua proposta di
unire le forze.
L'Upt ha comunque mantenuto la sua proposta di Daldoss come
candidato presidente e dunque si è ripresa la discussione interrotta
la sera prima. Anche se il Pd aveva chiesto all'Upt di proporre
eventualmente anche un altro nome rispetto a Daldoss gradito ai
civici per poter sostenere un candidato presidente centrista. Ma
l'Upt ha preferito insistere su Daldoss.
Dunque, per cercare di uscire dal cul de sac di una spaccatura
sulla scelta secca tra Ghezzi e Daldoss, con il Pd nel mezzo chiamato
ad essere decisivo, i democratici hanno deciso di accogliere la
proposta del portavoce dell'Upt, Vittorio Fravezzi, di raccogliere da
tutti i presenti l'indicazione del candidato preferito ma anche di
una seconda opzione, secondo il criterio del «second best». Da
questo giro di tavolo è emerso un Upt compatto (Passamani, Fravezzi
e Caumo) su Daldoss come prima scelta e poi Tonini come seconda
opzione; il Pd che ha indicato Ghezzi (per Borgonovo e Manica come
prima scelta) e Tonini (primo per Muzio); I socialisti Pietracci e
Degasperi per Daldoss e Tonini; mentre i sostenitori di Ghezzi
(Boato, Coppola, Lorandi) non hanno espresso la seconda preferenza,
tranne Renzo De Stefani che ha indicato Tonini, proprio per evitare
che il nome dell'ex senatore Pd emergesse come di gran lunga il più
votato, visto che Verdi e Mdp non avrebbero certo indicato Daldoss.
Mentre Ghezzi raccoglieva consensi solo tra ghezziani e parte del Pd.
In sostanza, con questo sistema è emerso comunque chiaramente che
Daldoss era fuori gioco, in quanto sostenuto solo da Upt e Psi,
mentre l'unico nome che ricorreva come gradito sia a Pd che Upt era
Tonini. Quindi è stato poi naturale convergere su questo nome, anche
se i sostenitori di Ghezzi e quelli di Daldoss l'hanno fatto a
malincuore.
Ghezzi, pur dichiarando di accettare qualunque risultato perché con questo spirito si era messo a disposizione, ha polemizzato alla fine su questo meccanismo, che a suo dire era stato scelto proprio perché già Pd e Upt ne avevano calcolato l'esito. Sta di fatto che si è trattato dell'unico modo per riuscire a tenere insieme una coalizione che solo pochi giorni fa sembrava ormai implosa e frantumata.
Ghezzi, pur dichiarando di accettare qualunque risultato perché con questo spirito si era messo a disposizione, ha polemizzato alla fine su questo meccanismo, che a suo dire era stato scelto proprio perché già Pd e Upt ne avevano calcolato l'esito. Sta di fatto che si è trattato dell'unico modo per riuscire a tenere insieme una coalizione che solo pochi giorni fa sembrava ormai implosa e frantumata.
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